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E se Amélie Nothomb perdesse il cappello?

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Come promesso qui, vi mostro alcune scene della presentazione del nuovo libro di Amélie Nothomb, Uccidere il padre (Voland). Da sinistra: Valentina Parlato, che ha fatto da interprete, Amélie Nothomb, io e Alberto Onofrietti che ha letto qualche brano. Daniela Di Sora, l’editore che ha portato e fatto conoscere Amélie in Italia (grazie!), si tiene ben nascosta sulla destra.

 

Il pubblico di nothombiani, attenti e numerosissimi, trecento, trecentocinquanta persone… senza limiti di età e di idee.

 

io, Amélie e il cappello di Amélie. «Il cappello a cilindro nero fa parte della mia identità. Senza, non sono io».

 

Amélie seduta mentre i lettori scorrono per farsi autografare il libro. È qui che io mi dico: ma guarda non ho nemmeno fatto una foto ad Amélie, talvolta tendo a dimenticare che siamo nell’era dell’immagine, tendo a tenermi le immagini solo dentro gli occhi.
Le foto che avete visto sopra sono state scattate da Marina Fanasca.
Così, alzo il cellulare e faccio anch’io una foto ad Amélie. Di spalle. Mi piace. Con il suo cappello bene in vista. La domanda è: ma Amélie senza cappello che tipo di Amélie sarebbe?
Guardate bene questo cappello, perché tra poco scivolerà via. Come? Perché?
Ve lo racconterò prossimamente.

Chicca Gagliardo


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